martedì 11 febbraio 2014

Disegno e grafia della Vergine di Vladimir

La Vergine di Vladimir attende pazientemente e Francesco e sua moglie pure.
Nonostante i miei buoni propositi la mia salute non è stata delle migliori in questo periodo, così per ora sono riuscita a fare solo lo studio del disegno della Vergine a cui ho dedicato moltissimo tempo, mi sono confrontata con varie realizzazioni moderne e di ognuna ho cercato di prendere quel particolare che secondo me era meglio realizzato.
Ne è risultato un disegno molto bello, lo avevo lasciato sul tavolo in sala e mio fratello sbadatamente ha appoggiato sopra qualcosa che era bagnato, così il disegno si è inumidito, io avevo paura che la carta si stracciasse nel trasferirlo su tavola, così, tanto per cambiare, l'ho rifatto.
La seconda volta è venuto ancor meglio, non c'erano più tutte le correzioni e rifacimenti del primo, il tratto era pulito e chiarissimo, non tutti i mali vengono per nuocere.
Non ricordo più quale Santo aveva detto una frase che suonava pressapoco così: un lavoro si vede ben fatto, nessuno sa quanto tempo si è impiegato per farlo bene. Confido dunque nella speranza di un lavoro ben fatto.

Icona dal greco «eikon», significa immagine. Perciò quando parliamo di iconografia, sempre traducendo letteralmente dal greco, intendiamo scrittura dell’immagine. Difatti per gli iconografi, l’icona non viene solo dipinta, bensì scritta. In greco infatti, i termini “dipingere” e “scrivere” si rendono con la stessa parola: graphein
Le regole che un iconografo deve seguire, hanno canoni precisi e molto dettagliati che sono riportati in appositi manuali, hermeneia, il più famoso dei quali di Dionisio di Furnà, risale all'inizio del XVIII sec.
 
Finito lo studio del disegno il passo successivo è il trasferimento sulla tavola, per farlo ho utilizzato la tecnica dello spolvero, ovvero, sul retro del disegno, si passa con un batuffolo o con un pennello un po' di pigmento 'rosso ercolano' cospargendolo ben bene su tutta la superficie. Poi si posiziona il disegno sulla tavola fissandolo con dello scotch di carta, infine con una penna o una matita si ripassano tutte le linee del disegno. Io solitamente uso una biro rossa a punta fine così risalta subito all'occhio dove sono già passata. E' una tecnica che amo particolarmente perché lascia sulla tavola una lieve traccia che sembra un tratto di sanguigna. Per concludere, con un pennellino molto sottile di pelo di martora, si miscela del rosso ercolano con una punta di nero avorio insieme ad una emulsione all'uovo, e si ripassa tutta la grafia sulla tavola. Questo il risultato.

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Grafia Vergine di Vladimir

Gli iconografi bizantini, ma anche molti contemporanei, per le icone utilizzano la tecnica della tempera a uovo, cioè usano come legante dei pigmenti una emulsione all'uovo.

Diverse sono le ricette per questa emulsione, gli ingredienti base sono: 1 tuorlo d'uovo (che è l'unità di misura), vino bianco 2 volte e mezzo l'unità di misura, 7 gocce di olio essenziale di lavanda. Se si vuole preparare parecchia emulsione e si utilizzano due oppure tre tuorli, si devono raddoppiare o triplicare le quantità di vino e lavanda.
I prodotti utilizzati per l'emulsione hanno un significato simbolico profondo, essi sono simboli rispettivamente: della risurrezione di Gesù, anticamente infatti la risurrezione veniva paragonata al pulcino che spezza il guscio ed esce dall’uovo; del sacrificio, dove Gesù offre il vino dicendo che è il suo sangue;  dell'unzione, infatti l'aggiunta di un profumo, ricorda l’unzione a Gesù con un balsamo da 300 denari fatta da Maria Maddalena a Betania, segno della dedizione completa dell’uomo al mistero di Dio.  
Preparare l'emulsione sembra una cosa semplice ma di fatto è un'operazione molto delicata che richiede attenzione.
Si deve dividere il tuorlo dall'albume, poi tenendo tra le mani il tuorlo si sciacqua sotto l'acqua corrente, e subito dopo si tampona leggermente con uno scottex, si buca con uno spillo la pellicola che racchiude il tuorlo e tenendola stretta tra le dita si fa fuoriuscire il tuorlo mettendolo in un contenitore di vetro graduato. La pellicina viene gettata e si prosegue con altri eventuali tuorli che vogliamo utilizzare. Poi si aggiunge il vino e la lavanda nelle proporzioni indicate e si miscela il tutto fino a che tutto è ben amalgamato. A questo punto la miscela è pronta, alcuni iconografi però aggiungono anche delle gocce di olio, tra le 7 e le 10 gocce ogni tuorlo utilizzato. L'olio può essere di lino o di noce, che sono oli più seccativi, oppure olio di papavero o di cardamomo che sono meno essiccativi.

Ecco la grafia che ho riportato su ben due tavole, eh sì, ho deciso di farne due, la prima farà da test alla seconda che spero riesca meglio.


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